Torna a parlare il padre di Saman: "E' stato qualcuno in famiglia"
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Torna a parlare il padre di Saman: “E’ stato qualcuno in famiglia”

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Il legale di Shabbar sostiene che la morte della figlia Saman, uccisa a Novellara nel 2022, sia stato un incidente.

Continua a dichiararsi innocente per l’omicidio di Saman Abbas, il padre Shabbar. Questa volta però, confessa un particolare rilevante che accende i riflettori sul resto della famiglia della 18enne pakistana. Secondo quanto riferiscono i suoi legali, il delitto sarebbe “avvenuto in famiglia”.

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Il padre: “Non ho ucciso Saman”

Non l’ho uccisa io, non ho mai voluto ucciderla”, afferma Shabbar Abbas ai suoi legali. Si professa ancora innocente, come ha fatto già in passato, ma questa volta ci tiene a precisare che ad eseguire l’atto crudele su sua figlia sia stato “qualcuno di famiglia”.

All’Adnkronos, l’avvocato Enrico Della Capanna spiega: “Sono convinto, ma certo non sono detentore della verità assoluta, che la morte di Saman sia stata un incidente“. E’ questa l’unica ipotesi a cui portano le indagini condotte fino ad ora.

“Sappiamo che Saman quella sera uscì di casa vestita con jeans e scarpe ben allacciate per andare via, chissà dove. È probabile che si sia riparata in casa di qualcuno, un parente certo, che si sia messa comoda e lì, magari al culmine di una lite, sia stata uccisa“, dichiara il legale.

E’ anche vero che nella fossa in cui è stata trovata, Saman “non aveva né le scarpe né i calzini che calzava la sera in cui è fuggita”. L’unica altra ipotesi, per Della Capanna, “è che un parente l’abbia afferrata di forza per bloccarla, per non farla andar via, e nel farlo le abbia spezzato l’osso del collo.

Le confessioni del fratello

Il caso di Saman Abbas si fa sempre più fitto. Da una parte le dichiarazioni del padre Shabbar, dall’altra quelle del figlio minore, Ali Hader, che getta fango sulla sua famiglia. Durante le ultime udienza in Aula a Reggio Emilia, infatti, il 18enne ha rivelato nuovi dettagli che girano all’inquietante morte della sorella.

Davanti ai pm di Reggio Emilia, il ragazzo ha dichiarato di aver visto suo zio prendere dal collo Saman per poi portarla via, mentre sua madre restava a guardare. Dettagli che emergono adesso, dopo un anno dal ritrovamento del cadavere della 18enne pakistana: prima suo fratello aveva troppa paura di parlare. “Mi hanno detto di non dire niente“, ammette in Aula.

I legali: “Impossibile vedere la scena”

Tuttavia, la sua versione dei fatti non convince assolutamente il legale del padre che controbatte: “Io martedì sera, terminata la scorsa udienza, sono andato coi miei due collaboratori, nel punto in cui il ragazzo dice di aver visto la scena. La luce di cui parla è a distanza di oltre 200 metri e la luna, che a novembre ha la stessa luminosità che ha a maggio, non mi rendeva minimamente riconoscibile ai miei due soci. Nonostante io abbia la pelle bianca”.

Anche per Liborio Cataliotti, avvocato difensore dello zio Danish, la versione del fratello di Saman non è per nulla attendibile. “Sono andato per la 28esima volta sul posto del delitto, e mi sono messo sull’uscio, a mezzanotte, della porta di casa. Abbas, un mio collaboratore, è andato a 28 metri, laddove inizia la seconda serra”, afferma.

“Sottolineo che la fonte luminosa, l’unica, è a 205 metri e lo rivelano le immagini dell’epoca ed è più potente di quella dell’epoca. Sfido chiunque a vedere due facce che sbucano dalle serre, chiosa.

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ultimo aggiornamento: 4 Novembre 2023 7:45

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